4WuZHVegXm1cjf7tl8WGMqKqxE0 LA FIAMMA DEL PECCATO: The Host - Sia pure alieno, ma mai alienato.

venerdì 22 marzo 2013

The Host - Sia pure alieno, ma mai alienato.



Voto: 4/10

Ero ahimé quasi sicuro che avrei dovuto riprendere il discorso fatto con Twilight. In questo caso comunque ribadire il concetto mi sembra quantomai importante. Repetita juvant.
La fondamentale forza propositiva del miglior horror e di molto cinema fantastico più in generale è stata quella di costringere il pubblico al contatto forzato con l'antagonista, un figura qussi sempre negativa o comunque differente dal comune essere umano e dalle sue regole civili e morali. Attraverso la messa in scena polimorfa del concetto malleabile di "Male" lo spettatore quasi per contrappasso poteva un tempo definire i confini tra giusto e sbagliato, buono e cattivo. In sostanza poteva operare delle distinzioni dopo essere venuto a contatto con qualcosa di estraneo alla sua filosofia. Ciò avveniva in ogni caso dopo un salutare confronto con "l'altro", in cui si stabilivano dei confini che servivano anche per una migliore definizione del proprio io.
La domanda che mi pongo è la seguente: se al pubblico più giovane adesso viene proposta la figura di vampiro che si differenzia dall'umano soltanto perché brilla al sole, oppure quella di un alieno che ha come unico tratto distintivo degli sfavillanti occhi azzurri, quale salutare confronto sarà mai possibile?

L'omologazione a standard innocui di qualsiasi possibile contraddittorio era la cosa peggiore che imputavo a Twilight, e The Host segue purtroppo la stessa linea di principio.
Anche se, questo va scritto a onor del vero, stavolta sarei maggiormente propenso ad incolpare lo sceneggiatore/regista Andrew Niccol che la scrittrice Stephenie Meyer. Un'esperta di letteratura "young adult" come la mia amica Kimberley Ross, anche lei presente alla proiezione del film, mi ha confermato che il romanzo stavolta problematizza con ben altra forza rispetto alla sua deludente trasposizione cinematografica. Perché in effetti - fattore per me del tutto sorprendente - nella prima mezz'ora The Host propone spunti di riflessione morali e filosofici del tutto sconosciuti alla saga di Edward e Bella: il libero arbitrio, la dualità dell'animo umano, la distinzione tra bene comune e necessità del singolo sono questioni che vengono più o meno esplicitamente tirate in ballo. Poi però il film per l'eccessiva preoccupazione di ingraziarsi il pubblico giovane facilitandogli il più possibile qualsiasi discorso, inizia a banalizzare tutto con scene superificiali e un uso criminale della voce interiore della protagonista Melanie. Se Niccol avesse ridotto almeno del 75% tale inutile senquenza di sottolineature, The Host sarebbe stato un film nettamente migliore. Altra questione: basta col telefonato triangolo amoroso se non è necessario allo sviluppo narrativo! Anche in questo caso poi la sottotrama romantica porta a delle scene di comicità gratuita, proprio come era successo con Twilight. I due protagonisti maschili del film, Max Irons e Jake Abel, sembrano inseriti nella storia quasi solo per limonare a turno con Melanie e ia suo alter-ego alieno. Alla faccia appunto del romanticismo...

Passando alla valutazione delle qualità più propriamente estetiche di The Host, la cosa migliore sono senza dubbio le belle musiche del brasiliano Antonio Pinto, le quali accostate alle fascinose immagini del deserto creano uno stridore originale, a tratti addirittura poetico. Il resto è una riproposizione scenografica abbastanza stantìa di quanto il cinema di fantascienza abbinato all'utopia negativa ci ha già mostrato negli ultimi trent'anni. Niccol, cineasta che ogni tanto tira fuori qualche perla di finezza - Lord of War, la sceneggiatura di The Truman Show - ma che nella maggior parte dei casi ritengo sopravvalutato, avrebbe dovuto riguardasi con molta attenzione parecchi film che trattano con ben altra efficacia tematiche simili, su tutti il grande Essi vivono di John Carpenter.
Ultima, veloce considerazione sugli attori: William Hurt ancora oggi impreziosisce ogni singolo fotogramma in cui compare. Saoirse Ronan crescendo sembra aver parzialmente perso la freschezza e il notevole talento messo in mostra in Espiazione e Amabili resti. Le rimane comunque una discreta presenza scenica, ma da lei ci aspettiamo ben altre conferme da vera attrice.

Il trailer di The Host

3 commenti:

  1. Peccato, anche se un po' mi aspettavo questo risultato. Lo andrò comunque a vedere. Mi dispiace moltissimo della Ronan, che come giovane attrice non è per niente male, chissà se in cuor suo sapeva di girare un film non brillantissimo, dalle foto scattate alla premier dove faceva pochi sorrisi e quando li faceva erano tirati, sembrerebbe di si!

    RispondiElimina
  2. Per quanto riguarda la Ronam rimango moderatamente fiducioso Claudio: è stata costretta a un ruolo che poteva essere bellissimo ma è stato sviluppato male. E' vero che lei non lo valorizza molto, ma era onestamente inprobo come compito. L'ho vista recentemente anche in Byzantium ed era sicuramente migliore, quindi c'è speranza...

    RispondiElimina
  3. confido giusto in saoirse ronan, ma il nome di stephenie meyer mi fa venire i brividi :)

    RispondiElimina