4WuZHVegXm1cjf7tl8WGMqKqxE0 LA FIAMMA DEL PECCATO: maggio 2013

mercoledì 29 maggio 2013

The Kings of Summer, recensione in anteprima



Voto: 7/10

Crescere non è mai una cosa facile.
Il percorso di avvicinamento al mondo adulto richiede molto spesso un sacrificio importante. Ci si deve lasciare alle spalle l'infanzia, periodo magico ma anche potenziale fonte di insicurezza e profondo dolore. L'adolescenza può essere inoltre il momento della ribellione, magari da un padre troppo stronzo perché non riesce ancora a metabolizzare la morte della moglie, oppure da genitori troppo perfetti che però hanno staccato la spina del vero ascolto nei confronti di loro figlio. Questo esperiscono i ragazzi di The Kings of Summer, i quali scelgono di fuggire dalle regole loro imposte e tornare alla natura, dove saranno loro a stabilire cosa è giusto e cosa non lo è. L'assunto principale del film diretto da Jordan Vogt-Roberts non è nuovissimo, così come il suo sviluppo. L'interesse primo nell'approccio a quest'opera sta però nella messa in scena, la quale anche se viziata da alcune ingenuità stilistiche riesce a mettere in scena l'età complicata dei protagonisti e la loro condizione attraverso un sottile ma palpabile velo di inquietudine.
Ci troviamo di fronte a una commedia, non c'è alcun dubbio, e la maggior parte dei personaggi di contorno ce lo ricordano continuamente e con ilare efficacia. Però allo stesso tempo assistiamo a un film sulla crescita, sulla privazione e sull'accettazione della finitezza umana, e non sono questioni che il film prende alla leggera, tutt'altro. La delicatezza del tocco non diventa mai mielosa, la storia procede su binari conosciuti ma solidi ed emozionanti, l'alchimia tra i tre giovani protagonisti Nick Robinson, Michael Basso e uno strepitoso Moises Arias è notevole. The Kings of Summer è in realtà un melodramma travestito da commmdia giovanile, un vero e proprio coming-of-age movie dove la malinconia si cela dietro ogni risata, senza però per questo renderla amara. Bella sorpresa.

Ecco il trailer di The Kings of Summer


domenica 19 maggio 2013

Gli stagisti (The Internship) - recensione in anteprima



Voto: 6/10

Non so se siete d'accordo ma la coppia Owen Wilson/Vince Vaughn con 2 Single a nozze ci aveva regalato una delle commedie più frizzanti e corrosive degli ultimi anni. In America si rivelò un successo clamoroso, sfondando abbondantemente il tetto dei duecento milioni di dollari d'incasso.
A distanza di otto anni i due attori tornano insieme per un prodotto che soltanto in apparenza rimanda a quello precedente. A ben vedere infatti Gli stagisti è una commedia molto più edificante di quanto non si possa immaginare vedendo il trailer. Ma questo non è assolutamente un difetto, tutt'altro. Sfruttando l'idea classica di una coppia di "svitati" piazzata in un ambiente che non compete loro neppure minimamente, Shawn Levy costruisce un film perfetto per far osrridere e strizzare l'occhio ai più giovani, ma anche adatto a quel pubblico adulto che probabilmente cerca in questo tipo di prodotti magari delle connessioni più forti che il solo divertimento. E allora cosa meglio di due uomini che perdono il lavoro e tentano di reinventarsi dentro la più grossa macchina di comunicazione del mondo, Google?
Il regista è quello di Una notte al museo, sa perfettamente come gestire questo tipo di produzioni. Lo dimostra in pieno questo film, cadenzato secondo un ritmo che sa quando accelerare con scene spassose e quando invece concedere spazio ai sentimenti più romantici o edificanti. Il confronto generazionale tra i due "mammuth" Wilson/Vaughn e i nuovi supernerd che come loro tentano la strada dell'interniship per garantisri un futuro (che arma tremenda lo stege...) è molto ben definito, così come l'immancabile love story. Il resto lo fanno i due protagonisti affitatatissimi. Non me ne voglia il buon Owen, ma per me il grande mattatore rimane Vince Vaughn con la sua fisicità esibita e la sua innata simpatia.
Merita di essere visto Gli stagisti, perché concede risate sincere e lascia lo spettatore con il dolce sapore  - anche un po' zuccheroso, perché no? - della buona commedia classica. Forse non è dirompente come 2 Single a nozze, ma quella come detto all'inizio era un'altra idea di commedia. E soprattutto erano altri tempi...

Eccovi il trailer de Gli stagisti

mercoledì 15 maggio 2013

James Franco parla de Il grande Gatsby



Bella idea quella del portale Vice.com, che ha ospitato James Franco per la recensione del film più discusso del momento, The Great Gatsby di Baz Luhrmann.
Un'analisi per nulla scontata, anzi piena di spunti quella dell'attore protagonista di 127 Ore e Il grande e potente Oz. Conferma che dietro la maschera dell'interprete c'è una mente senz'altro interessante.
Ecco la recensione de Il grande Gatsby pubblicata da James Franco.

domenica 12 maggio 2013

Corpi da reato (The Heat) - recensione in anteprima.



Voto 6/10

Vedere un buddy-movie al femminile non è cosa insolita. Vedere però le due protagoniste in ruoli da maschiaccio è tutt'altra faccenda. Questa è la peculiarità principale di The Heat, nuova collaborazione tra il regista Paul Feig e la nuova star comica Melissa McCarthy dopo il successo clamoroso di Bridesmaids. Ad aggiungersi alla coppia questa volta è Sandra Bullock, agente dell'F.B.I. assolutamente competente ma con qualche leggerissimo problema a lavorare con i colleghi. Cosa può succedere se allora viene trasferita da New York a Boston e deve collaborare con la più volgare e sbrigativa dei poliziotti, la McCarthy appunto?
Rispetto alla media delle commedie ridanciane e sguaiate a cui abbiamo assitito negli ultimi anni The Heat possiede qualcosa in più: le gags sono inserite in un contesto narrativo che conferisce loro maggiore efficacia, anche a quelle più feroci e forzate. Feig sa benissimo come assecondare la comicità delle sue protagoniste senza sovrapporre loro una messa in scena invasiva, tutt'altro. Aveva già dimostrato questa sensibilità in Bridesmaids, la conferma in pieno in questo nuovo lungometraggio. Il resto lo fa una sceneggiatura briosa e ben orchestrata tra momenti comici divertentissimi e altri più morbidi, dedicati ai buoni sentimenti. Tutto questo è ovviamente al servizio della Bullock e della McCarthy, perfette nel creare una notevole alchimia. Tra le due svetta comunque la seconda, che rispetto al meno riuscito Identity Thief (Io sono tu) dimostra di star crescendo come attrice, soprattutto nel contenere la sua naturale forza ilare e miscelarla con una sensibilità più soffusa.

Senza essere un film memorabile The Heat si conferma però un prodotto di puro intrattenimento più che competente: il segreto di questo tipo di produzioni è stare incollato alle caapcità degli attori, e Paul Feig svolge il proprio lavoro con lodevole diligenza. Il resto è divertimento, che in alcune scene diventa vera e propria comicità irresistibile.


mercoledì 8 maggio 2013

Ryan, Channing e gli altri...

Qualche tempo fa avevo dedicato un post alle giovani attrici attualmente sulla cresta dell'onda, cercando di individuarne i punti di forza ma anche le mancanze professionali. Adesso tocca agli attori. Come sempre, se ne ho dimenticato qualcuno, scrivetemi e segnalatemelo.


PROMOSSI

Ryan Gosling - Non potevamo che partire dall'attore culto di questi anni, dichiarando subito che non è tutto oro quel che luccica. A me pare si è sviluppata una sorta di ossessione collettiva nei confronti di Gosling, che alla lunga potrebbe danneggiarlo, se già non lo sta facendo. Due punti da mettere in chiaro: le sue interpretazioni migliori le ha regalate qualche anno fa, sono quelle straordinarie di Half Nelson, Lars e una ragazza tutta sua o Blue Valentine per esempio. Le parti per cui è diventato una star - mi riferisco soprattutto a Drive - sono eccellenti ma non il suo meglio. Poi Gosling ultimamente ha sbagliato un paio di film: in Gangster Squad appariva bollito e anche la parte in Come un tuono a mio avviso è stata sopravvalutata, andava molto sopra le righe. La promozione arriva perché è un attore di talento puro, probabilmente il migliore della sua generazione, e perché ha in arrivo i prossimi film di Nicolas Winding Refn e Terrence Malick. Gosling è un grande, ma al momento dovrebbe essere valutato con maggiore equilibrio da parte di critica e pubblico.



Channing Tatum - Il talento sarà anche limitato, inutile negarlo, ma quello che ha lo sta mettendo a frutto meravigliosamente. Da un paio d'anni a questa parte Tatum ha fatto tutto alla perfezione, in particolar modo ha azzeccato la scelta di ruoli che ne hanno evidenziato la simpatia un po' bambocciona e le doti fisiche. Risultato? Una serie di hit al botteghino impressionante, e almeno un paio di film molto ma molto riusciti. 21 Jump Street e Magic Mike sono da incorniciare, e anche alcuni degli altri non sono male, tutt'altro. Poi è l'attore che è uscito meglio dall'ultima notte degli Oscar: il suo numero di danza con Charlize Theron ha lasciato il segno. Se continua a lavorare con questa intelligenza e scioltezza, ha un futuro radioso davanti.




 

James Franco - E' un attore decisamente alterno, forse ancora un po' troppo, ma la sua ultima performance in Il grande e potente Oz è impressionante per la capacità di recitare come le star di un tempo. Anche in Spring Breakers mi ha convinto, al contrario del film. Mi sembra che spesso faccia scelte eccessivamente "celebrali", alle quali abbina blockbuster di sicuro incasso. La strategia rimane vincente, non c'è che dire, e se riuscirà a trovare sceneggiature migliori avrà la strada spianata. La sua interpretazione migliore per me rimane quella di Urlo, ma anche alcune partecipazioni stralunate un commedie demenziali valgono una segnalazione. Da This Is the End poi mi aspetto risate a crepapelle.








Ben Whishaw - Classe attoriale sopraffina, presenza scenica innata, uno sguardo malinconico che penetra qualsiasi corazza intorno la cuore. Questo è il futuro del cinema britannico e non solo. Io l'ho notato in quei pochi ma fantastici minuti in cui impersona Bob Dylan in Io non sono qui. Poi è arrivato Bright Star, per me il miglior film della Campion (lo so, me la rischio...) e infine la TV: la prima stagione di The Hour è un capolavoro, peccato non così la seconda. E adesso è arrivato il ruolo di Q in Skyfall e verosimilmente nelle prossime produzioni Bond. Sarà finalmente la consacrazione internazionale? Lo spero. A livello artistico per me è stato l'unico a salvarsi dalla tragedia di Cloud Atlas: ne serviva di talento per  riuscirci...








Jonah Hill - La metamorfosi che ha compiuto di recente non è soltanto fisica, ma anche attoriale: da star delle commedie ridanciane giovanili a attore più "serio".  Adessomi sembra viaggiare su un interessante equilibrio tra le due versioni. E comunque, Hill spacca in entrambi i casi! Bastano due cult come Superbad e 21 Jump Street per la prima categoria, mentre per la seconda c'è Moneyball (con tanto di nomination all'Oscar) e il prossimo film di Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street. E' inteligente, dalla simpatia naturale, discretamente capace davanti alla macchina da presa e soprattutto tifosissimo dei Los Angeles Lakers. Cosa chiedere di più?
 









RIMANDATI


Jesse Eisenberg - Dopo l'exploit di The Social Network mi aspettavo molto di più. E invece mi pare che questo giovane attore sia vagamente "pigro": si è scelto un filmetto scialbo come 30 Minutes or Less diretto dall'amico Ruben Fleischer, quello di Zombieland, e qualche altra produzione ultraindipendente, in cui per altro era molto convincente. Ah, sì, ha partecipato a From Rome With Love di Woody Allen, ma quel film tendo a dimenticarlo. Anzi, a volerlo dimenticare...Insomma, troppo poco per confermare la gentilezza del tocco e l'ironia che aveva messo in mostra in precedenza. Adesso però arriva Now You See Me: dal trailer Eisenberg ne esce benissimo, in veste supercool che per lui è una novità. E poi sarà il protagonista di The Double, seconda regia del genio comico di Richard Ayoade (guardatevi la serie TV The IT Crowd e capirete!). La risalita pare pronta, aspettiamo e vedremo.




Robert Pattinson - Un solo film può fare miracoli. O quasi. Se non fosse stato per Cosmopolis il bel Robert sarebbe così in fondo alla classifica che probabilmente finirebbe nel post sotto a questo. Ovviamente a causa del vampiro/barzelletta Edward Cullen, ruolo che l'attore ha riempito con la consistenza di un tonno. Poi però è arrivato provvidenziale Cronenberg, che l'ha messo al centro di un film allucinato e ipnotico. Pattinson l'ha ripagato con una prova sorprendente, segno che forse quando è diretto veramente qualcosa riesce ad esprimere. Nei prossimi progetti poi sembrano esserci una seconda collaborazione col regista canadese e poi Werner Herzog. Mica male!









Joseph Gordon-Levitt - Due punti a sfavore: si sta inflazionando a causa dei troppi film a cui partecipa, e quando recita insieme ad attori talentuosi non riesce a reggere il confronto. Era l'unica cosa che non funzionava di un film magnifico come Lincoln di Spielberg. Però di successi e consensi Joseph Gordon-Levitt in questi ultimi anni ne ha macinati, quindi non sarebbe stato giusto bocciarlo. Rimangono poi in mente le prove drammatico/romantiche di 500 Giorni di sole e 50 e 50, e quelle valgono eccome. Per il futuro il tanto chiacchierato esordio alla regia di Don Jon e Sin City 2. A me sembra che un po' lo stiamo sopravvalutando, ma aspetto smentita e ne sarei anche contento, che in fondo mi sta simpatico...







Tom Hiddleston - Se fosse soltanto una questione di simpatia, lo avrei senz'altro messo tra i promossi. Perché a me pare talentuoso e carismatico come pochi altri visti al cinema negli ultimi tempi. Però il rischio di rimanere incastrato a lungo nel ruolo di Loki è altissimo, visto il successo incredibile che ha ottenuto nei panni di questo villain. Tre film in tre anni non uno scherzo. A parte poi una particina in War Horse per il resto il grande schemro deve ancora scoprirlo veramente. A naso direi che il talento è presente, non dovrebbero esserci problemi. Però Hiddleston una carriera lontano dalle scazzottate coi supereroi Marvel deve ancora costruirsela, quindi meglio essere prundenti, anche se ottimisti...







Andrew Garfield - E' senz'altro una mancanza mia, ma io in questo attore non riesco a vedere le qualità che tutti gli altri vedono. In The Social Network veniva subissato da Eisenberg e anche da Timberlake, in The Amazing Spider-Man era relegato in un ruolo da teenager che a mio parere non sviluppava con profondità, anche se il film a dire il vero non glielo permetteva. Ah, belli i tempi di Raimi e Maguire...Sufficiente in Non lasciarmi, ma non di più. Perché Garfield è così apprezzato? Non lo capisco, e proprio per questo gli concedo ancora il beneficio del dubbio. L'ho visto a Broadway insieme a Philip Seymour Hoffman in Death of a Salesman: si impegna, questo bisogna dirlo, ma i risultati ancora devono raggiungere livelli considerevoli. A me non convince, ma visto il consenso generale probabilmente sto prendendo un granchio...





Zac Efron - Se sapesse scegliere un po' meglio i ruoli sarebbe a un livello di carriera ben più alto di quello comunque rispettabilissimo in cui si trova adesso. Perché bisogna concedergli che si impegna moltissimo e ha fatto enormi progressi da quando era una teen star della Disney. I ruoli li riempe con precisione, lo spessore drammatico è a buon punto. Gli manca ancora il film capace di far fare il salto di qualità ed essere preso veramente sul serio. Se però continua con questo impegno ho l'impressione che arriverà, e non tra molto. Mi interessa soprattutto il prossimo Townies, commedia diretta da Nicolas Stoller. Pazientiamo, Zac se lo merita.










BOCCIATI



Emile Hirsch - Ci troviamo di fronte a un evidente caso di sdoppiamento di persona: il talento di Into the Wild non può essere lo stesso de L'ora nera (che porcata!) e Venuto al mondo (idem). Una delle più madornali e avvilenti involuzioni d'attore  viste in tempi recenti, quasi paragonabile a quella di Edward Norton. Scelte a dir poco discutibili, interpretazioni svogliate anche quando i film erano più che interessanti, vedi l'ultimo Killer Joe di William Friedkin. Il prossimo war action di Peter Berg potrebbe risollevarne in parte la carriera? Onestamente lo spero perché a Hirsch sono affezionato, e proprio per questo ancora più deluso...









Chris Hemsworth - Ha girato Rush di Ron Howard, e il trailer promette meraviglie. Poi probabilmente lavorerà con "Sua Santità" Michael Mann, forse addirittura in due film. Quindi la tentazione di concedere il beneficio del dubbio al robusto manzo australiano era grande. Poi però ho pensato al Thor di Kenneth Branagh, al remake di Alba rossa, e non ce l'ho fatta. E con ottime ragioni. Per il momento è inespressivo, c'è poco da fare. Sopperirà con il fisicaccio da culturista magari, ma a me personalmente non basta. 











Michael Cera -  Lo metto nella lista dei bocciati con la morte nel cuore, credetemi. Perché il ragazzetto timido e impacciato di Superbad e Juno io ce l'ho proprio lì, nel cuore. Però il primo film da protagonista assoluto, Scott Pilgrim vs. the World, per quando divertentissimo è stato un mezzo fiasco, e da quel momento Michael è quasi del tutto scomparso dal radar del cinema che conta. Due progetti interessanti alle porte ci sarebbero: This is the End e la quarta stagione della serie cult Arrested Development. Ma è passato così tanto tempo dalla terza...E ce la farà Cera a reggere il confronto con tutti quegli attori comici, sia sul piccolo che sul grande schermo? Il dubbio è legittimo. Dai Michael, io comunque tifo ancora per te!




















lunedì 6 maggio 2013

Pain and Gain, recensione in anteprima



Voto: 5/10

Anche il pittoresco Michael Bay una volta tanto ha deciso di uscire dallo schema produttivo dei suoi ridondanti blockbuster e concedersi un film "piccolino" da soltanto 26 miloni di dollari di budget. Per farlo è tornato in quella Miami scintillante e posticcia teatro del film che ne aveva lanciato la carriera, Bad Boys. Ma al contrario della fracassona coppia di poliziotti formata da Will Smith e Martin Lawrence stavolta i personaggi che Bay mette in scena sono veramente cattivi ragazzi. La storia è quella realmente accaduta di Daniel Lugo, sciroccato fanatico del fitnenss che, per correre dietro alla sua personale visione del sogno americano, rapisce un antipaticissimo arricchito del luogo per intascare il riscatto insieme ai complici Paul Doyle e Adrian Doorbal. Siccome si tratta di tre palestrati accecati dal miraggio dei soldi facili e della vita lussuosa, talmente imbecilli che neanche i fratelli Coen sarebbero riusciti a inventarseli, il piano criminoso avrà le ovvie conseguenze impreviste...

Siamo come detto a Miami, in pieni anni '90: vi lascio immaginare quanto Bay si sia divertito a sguazzare nell'estetica pacchiana di quel per periodo. Pain and Gain è un frullato fosforescente di colori sgargianti, luci fiammeggianti, musica rozza e macchine lussuose. Niente di nuovo sotto questo punto di vista: il cinema di Bay è sempre quello, mantiene e stesse coordinate stilistiche che si tratti di un film da 300 milioni di dollari o di uno a budget più contenuto. Lo si deve accettare per quello che è, intrattenimento coattissimo. Anche la sceneggiatura non propone psicologie sottili o una trama organizzata con sapienza, ma corre dietro alle folli idee di questi tre sgangherati criminali.
Dietro all'ostentata cafonaggine della messa in scena però Pain and Gain possiede una strana, interessante vena anrchica che, quando sfocia esplicitamente nella commedia nerissima, accende nello spettatore la scintilla dell'interesse. Bay, che anche se lo volesse non riuscirebbe a lavorare in sottigliezza - e ovviamente non l'ha mai voluto - non risparmia alcuni momenti di seria follia cinematografica, tanto scorretta da diventare beatamente ilare. Mark Wahlberg, Dwayne Johnson e Anthony Mackie gli vanno dietro con un'incoscenza che a tratti ha del sublime. Certo, se il regista e gli attori avessero saputo dosare i toni, il risultato sarebbe stato ben più efficace.Il film rimane in questo modo sospeso a mezz'aria: non è un action-movie classico, non è una commediaccia al vetriolo sulla stupidità umana, non è una velenosa critica sociale del sistema di vita americano. O forse è tutte e tre queste cose, ingredienti aggiunti a palate invece che mescolati con sapienza. E' Michael Bay, non ci si può né deve aspettare finezza....




venerdì 3 maggio 2013

Recensione Iron Man 3 - "We create our demons"



Voto 6/10

Lo ammetto: sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo terzo capitolo delle avventure di Tony Stark e del suo supereroe robottizzato. Shane Black - già autore proprio insieme a Robert Downey Jr. di un piccolo cult come Kiss Kiss, Bang Bang - ha completamente ribaltato le premesse che mi avevano fatto cordialmente detestare il primo episodio, blockbuster che avevo trovato pesantissimo nel suo essere filoamericano. Se ricordate bene, per tutta la prima metà del primo Iron Man Tony Stark e tutti quelli che gli giravano intorno andavano ripetendo ogni cinque minuti il concetto che "Ottieni la pace soltanto se hai l'arma più grossa". Il consenso neppure troppo sotterraneo alla politica interventista (si potrebbe addirittura osar dire colonialista, no?) degli Stati Uniti veniva sbattuto in faccia al pubblico con una sfrontatezza che aveva del grossolano. Anche se divertente come solito giocattolone hi-tech, quel lungometraggio mi aveva irritato non poco, nonostante la presenza dell'idolo Jeff Bridges.
Adesso invece il messaggio preciso e perfettamente sviluppato di Iron Man 3 è "Siamo noi a crearci i nostri demoni". E il film racconta con lungimiranza proprio questo, di un eroe (specchio di una nazione, inutile fa finta di no) che deve fare i conti con le proprie paure, soprattutto quelle autoindotte. Senza voler fare assolutamente alcuno spolier, vorrei far arrivare ai lettori l'idea che Iron Man 3 riflette con arguzia su un'America terorizzata da nemici virtuali, da spauracchi che andrebbero visti e analizzati alla luce di ben altre prospettive. Il Mandarino di Ben Kingsley esteticamente rimanda alla figura dei tanto demonizzati terroristi mediorientali, e secondo me non è assolutamente una coincidenza. Lo sviluppo della trama getta degli interrogativi che, se letti appunto come metafore dell'isteria di massa tutta americana e come un'analisi che andrebbe seriamente condotta su come si è arrivati a questo stato di tensione sociopolitica, sono tutt'altro che scontate. Il seme del dubbio che Iron Man 3 pianta lo rende un film molto più politico e intelligente di quanto avrei mai potuto immaginare dopo i primi due episodi. Bravo Shane Black.
Ma ovviamente bisogna parlare anche dello spettacolo, che è in linea con quanto il franchise ha settato in questi anni. Visivamente Iron Man 3 non è eccelso, in alcuni momenti gli effetti speciali sembrano anche piuttosto tirati via. Però ha un buon ritmo, momenti che superano la facile ilarità per diventare veramente divertenti (inchino meritatissimo a Sir Ben Kingsley), un finale intelligente che riserva un ruolo più corposo e gagliardo a Gwyneth Paltrow. Finalmente vediamo Pepper tirare cazzotti, e che cazzotti! Purtroppo la patina vagamente retrò non sempre coglie nel segno, soprattutto nei pessimi flashback.  Altro nota ahimé dolente l'interpretazione macchiettistica di Guy Pearce, davvero insostenibile. Rebecca Hall è come al solito bellissima da ammirare, ma come attrice non sta progredendo, anzi.
Andate a vedere quindi Iron Man 3, gustatevelo con il popcorn e la Coca-Cola come merita, ma tornando a casa pensate un po' a cosa avete visto e cosa vi ha raccontato dell'America di oggi. Scoprirete un lato nascosto del film che probabilmente ve lo renderà un pizzico più prezioso.

giovedì 2 maggio 2013

Il grande Gatsby - Foto dall'anteprima mondiale a New York

Si è tenuta al Fisher Theater del Lincoln Center a New York l'anteprima di uno dei film più attesi del 2013, The Great Gatsby di Baz Luhrmann, adattamento cinematografico del caolavoro letterario di Francis Scott Fitzgerald. Grazie alla tempestiva segnalazione della mia collega Eva Carducci, sono riuscito a intrufolarmi tra la folla che ha assistito delirante al red carpet del film, dove hanno partecipato praticamente tutti i protagonisti: Leonardo DiCaprio, Carey Mulligan, Tobey Maguire, Isla Fisher e Joel Edgerton. Queste le migliori foto che sono riuscito a raccogliere.

Leonardo DiCaprio



























Carey Mulligan


Tobey Maguire

Isla Fischer

Joel Edgerton
Baz Luhrmann e Catherine Martin

Florence Welch

Michael C. Williams

Il Fisher Theater, Lincoln Center